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RECENSIONE DI ANTHEM

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Ho giocato a troppi giochi come Anthem (Vedi su Amazon.it), un RPG online che mantiene solo la sua promessa di gameplay superiore. Il finale di Anthem è sorprendentemente divertente, dal momento che il suo già eccellente combattimento, è rinvigorito da un bottino interessante, e un gameplay impegnativo. Sfortunatamente, non c’è abbastanza contenuto per giustificare aspettare il finale, e ciò che c’è invece, è incoerente in termini di lucidità, chiarezza, ed equilibrio. Anthem, così com’è ora, è un’avventura decente, a però cui è meglio ritornare in un secondo momento.

Anthem si svolge sulla frontiera selvaggia di Bastion, una distesa fantascientifica, tentacolare e colorata, disseminata di fauna selvatica aggressiva, invadenti fazioni nemiche e misteriose reliquie che finiscono per essere poco più che glorificate progenie nemiche. Si gioca nei panni di Freelancer, un mercenario altruista che pilota un mech chiamato Giavellotto che esegue i contratti degli abitanti di Fort Tarsis. Questo cast di gente è generalmente affascinante e ben recitato, e a volte rubano la scena fornendo un monologo commovente. Mi sono ritrovato emotivamente investito in alcuni personaggi come Haluk, l’orgoglioso vecchio guerriero che si rifiuta di appendere la sua armatura nonostante sia nel migliore interesse di se stesso e di quelli che lo circondano.

Detto questo, il mio desiderio di impegnarmi con il cast, è svanito dopo che è diventato chiaro che le conversazioni opzionali, erano totalmente asincrone agli eventi delle principali storie. Alcuni personaggi dimenticano che devono essere arrabbiati con me, mentre altri restano amareggiati, anche se ho appianato le cose nella missione precedente. Sembra strano che Bio Ware non abbia disabilitato queste conversazioni durante i diversi punti della trama principale, perché mi ha fatto sentire l’interazione con loro come una sbirciatina dietro il sipario, che ha rotto l’illusione, e ha esposto questi personaggi alquanto realistici, per gli automi non pensanti che sono davvero.

La maggior parte del dialogo di Anthem, però, sembra esistere per giustificare il riutilizzo esasperante delle attività noiose durante le missioni, come arrivare su un punto prestabilito, o recuperare oggetti per sbloccare una porta. Questa struttura ripetitiva, costituisce la stragrande maggioranza del gameplay nella storia principale, chiamata il “percorso critico”.

Anthem manca un sacco di opportunità per ravvivare il gameplay con elementi che già esistono ma sono riservati per il capitolo finale. Allo stesso modo, la campagna mi ha mandato solo due volte nella modalità Freeplay Open World, e una di queste occasioni è stata per aprire una serie di tombe, un lavoro troppo lungo e noioso, che non mi ha esattamente incoraggiato a tornare. Oltre a questo, non c’è alcun incentivo per esplorare Freeplay o Strongholds fino al livello massimo in quanto offrono significativamente meno esperienza rispetto alle missioni e ai contratti degli agenti.

La maggior parte della trama viene consegnata in pezzi lunghi, appena interattivi ogni volta che si torna a Fort Tarsis tra le spedizioni. Nel complesso, la storia a giocatore singolo si combina con il mondo multigiocatore, come l’acqua si mescola con l’olio.

Siamo Degli Iron Men

Siamo Degli Iron Men

Il combattimento di Anthem è inizialmente forte, coinvolgente, e unico, grazie in parte ai controlli di volo molto reattivi, che si sentono bene sia sul controller che sul mouse e tastiera. Le abili manovre aeree si trasformano senza soluzione di continuità in sparatorie in terza persona una volta a terra, accentate da una suite di abilità, per lo più divertenti, distribuite in quattro classi che possono combinarsi per creare combo potenti, che promuovono il lavoro coordinato di squadra. E la ragione dietro ciascuno dei quattro archetipi di Giavellotti, è ben trasmessa con l’aiuto di un lavoro di animazione fenomenale. Ci sono molti momenti spettacolari, in particolare quando si combatte nemici più grandi, e spesso mi sono ritrovato in soggezione, della mia capacità di eseguire senza sforzo, esattamente quello che avevo in mente.

Naturalmente, quel sentimento è scomparso nella frequente presenza di bug. Il combattimento rimane rilevante solo per le prime ore, e poi procede a perdere temporaneamente il suo fascino, mentre si spende la maggior parte della campagna semplicemente macinando esperienza. Non ci sono nuovi e interessanti nemici o bottini fino a quando non ti avvicini al gioco finale. Questa è una siccità piuttosto lunga. Anche se non così male, mi ha ricordato Diablo 3 al lancio.

Per di più, durante quel noioso tratto, le meccaniche RPG di Anthem sono un po’ un disastro. L’incapacità di cambiare gli equipaggiamenti al volo è profondamente sentita, e rende la sperimentazione un pericoloso deterrente, piuttosto che un divertente processo di tentativi ed errori. Allo stesso modo, è frustrante che tu debba terminare la spedizione per vedere quale bottino hai trovato, perché quando lo raccogli nel mondo aperto, è solo una scatola luminosa in cui viene visualizzata solo la rarità.

Più avanti, gli oggetti leggendari animano notevolmente le cose. Il fucile da cecchino Wyvern Sting, ad esempio, ha un bonus che aumenta significativamente i danni ai punti deboli. E sconcertante però, che equipaggiamenti come questo, che ti spingono a cambiare il tuo stile di gioco per approfittare di un bonus interessante, e quindi aggiungono una varietà significativa a un gioco che ha disperatamente bisogno, sono riservati solo a coloro che hanno la pazienza di soffrire attraverso un lungo grinding.

Microtransactions e personalizzazione

Microtransactions e personalizzazione

Tutta l’estetica che ho sbloccato è stata dal negozio in-game, che accetta sia una valuta chiamata frammenti sia monete free-to-earn. Per essere onesti, Anthem distribuisce monete ad un ritmo abbastanza generoso, e ho accumulato circa 100k nelle mie 40 ore di gioco. Questo è più che sufficiente per coprire un set completo di armature estetiche, che costa 60k monete o 850 frammenti – 8,00 euro -.

Infine, c’è un’enormità di bug importanti che devono ancora essere corretti, compresi i numerosi crash e disconnessioni che ho vissuto durante le mie 40 ore di gioco, molti dei quali non sono stati affrontati dalla prima patch. In particolare, un bug in cui l’audio del gioco smette completamente, fino a quando non si riavvia, e l’incapacità di rientrare in una roccaforte dopo la disconnessione, perché il tuo posto è immediatamente riempito, sono particolarmente fastidiosi.

Il Verdetto

Anthem (Vedi su Amazon.it) si avvicina al successo come un RPG d’azione cooperativa piuttosto che come un gioco incentrato sulla trama, ma lo fa solo dopo aver macinato esperienza attraverso le sue missioni ripetitive. Spero che con il tempo BioWare possa sfruttare i suoi punti di forza, e trasformarlo in qualcosa in cui vale la pena investire tutte queste ore, ma tutte le indicazioni mostrano che c’è molto lavoro da fare per raggiungere quel punto.

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